Il mondo alla roversa o sia Le donne che comandano, Amsterdam, Olofsen, 1754

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera preparata per il feminille consiglio.
 
 TULIA, CINTIA, AURORA, seguito di donne
 
 CORO
 
    Libertà, libertà,
 cara, cara libertà.
 Bel piacere, bel godere
 che diletto al cor mi dà.
 
510   Libertà, libertà,
 cara, cara libertà. (Tutte sedono)
 
 TULIA
 La dolce libertà, che noi godiamo,
 conservare si dee ma per serbarla
 da tre cose guardar noi si dobbiamo.
515Da troppa tirannia,
 dalla inconstanza e dalla gelosia.
 Il tirannico impero poco dura.
 Ciascun fugir procura
 da un incostante cuore
520e sdegno fa di gelosia il furore.
 Onde, perché si serbi
 la cara libertà che noi godiamo,
 fide, caute, pietose esser dobbiamo.
 CORO
 
    Libertà, libertà,
525cara, cara libertà,
 bel piacere, bel godere
 che diletto al cor mi dà.
 
    Libertà, libertà,
 cara, cara libertà.
 
 AURORA
530Inconstanza non chiamo,
 se acquistar più vassalli io cerco e bramo.
 Nostro poter, nostra beltà risplende
 quando più adoratori
 ci recano in tributo i loro cuori.
535E se libere siamo,
 libere amar potiam chi noi vogliamo.
 CORO
 
    Libertà, libertà;
 cara, cara libertà.
 
 CINTIA
 Ma usurpar non si deve
540i dritti altrui. Ma colle smorfie e i vezzi
 gl’uomini non si fanno cascar morti,
 per far alle compagne insulti e torti.
 Faccia ognuna a suo senno;
 ognuna si conduca come vuole,
545finché la libertà goder si puole.
 CORO
 
    Libertà, libertà,
 cara, cara libertà.
 
 TULIA
 Il diverso parer, che nelle varie
 nostre menti risulta,
550pensar mi fa che utile più saria
 introdurre fra noi la monarchia.
 D’una sola il governo
 far si potrebbe eterno e in questa guisa,
 se una femina sola impera e regge,
555tutti avranno a osservar la stessa legge.
 CINTIA
 Non mi spiace il pensier ma chi di noi
 esser atta potria
 a sostener la nuova monarchia?
 TULIA
 Quella ch’ha più consiglio,
560che va con più prudenza
 il rigor porre in uso e la clemenza.
 AURORA
 L’impero si conviene
 a femina che sapia
 con dolci di pietà soavi frutti
565in catene tener gl’uomini tutti.
 CINTIA
 Anzi a colei che fiera
 sul feminile soglio
 degli uomini frenar sapia l’orgoglio.
 TULIA
 Facciam così, ciascuna
570si proponga di noi; ciascuna ai voti
 il proprio nome esponga e il trono eccelso
 indi a quella si dia
 che dai voti maggiori eletta sia.
 CINTIA
 Io l’accordo.
 AURORA
                         Io l’accetto.
 TULIA
                                                A noi si porga
575l’urna e i lupini; ed io, poiché la prima
 fui a proporre il nobile progetto,
 prima m’espongo e i vostri voti aspetto.
 CORO (Le donne ballottano e poi si apre il bossolo)
 
    Non so se meglio sia
 per noi la monarchia
580o pur la libertà.
 
 CINTIA
 Tulia, mi spiace assai.
 Ora il pensier comun vi sarà noto.
 Voi non avete avuto neanche un voto.
 TULIA
 Ingratissime donne,
585l’invidia è il vostro nume
 e la vana ambizion vostro costume.
 AURORA
 Or si esponga il mio nome
 e vederete come
 meglio stimata io sia
590in virtù della dolce cortesia.
 CORO (Ballotano per Aurora)
 
    Non so se meglio sia
 per noi la monarchia
 o pur la libertà.
 
 CINTIA
 Ohimè signora Aurora,
595m’incresce il vostro duolo,
 voi non avete neanche un voto solo.
 AURORA
 Comprendo la malizia
 per cui fatta mi vien questa ingiustizia.
 CINTIA
 Presto, presto, finiamola,
600vuo’ balottare anch’io.
 (Questa volta senz’altro il regno è mio).
 CORO
 
    Non so se meglio sia
 per noi la monarchia
 o pur la libertà.
 
 AURORA
605Signora Cintia cara,
 per voi non si dà voto;
 il bossolo del sì per voi è vuoto.
 CINTIA
 Femine sconsigliate,
 è un torto manifesto che mi fate.
 CORO
 
610   Libertà, libertà,
 cara cara libertà.
 
 TULIA
 Per quello che si vede e che si sente,
 niuna donna acconsente
 all’altra star soggetta;
615a ognuna piace il comandar sovrano
 e soggiogarle si procura invano.
 AURORA
 (Procurerò con l’arte
 il dominio ottenere).
 CINTIA
                                         (A lor dispetto
 il regno occuperò).
 TULIA
                                     (Con l’arte usata,
620senza mostrar orgoglio,
 giungerò forse ad occupar il soglio).
 Or si sciolga il consiglio;
 vada ciascuna a essercitar l’impero
 sopra i vassalli suoi.
 CORO
 
625   Libertà, libertà,
 cara, cara libertà.
 Bel piacere, bel godere
 che contento al cor mi dà.
 
    Libertà, libertà,
630cara, cara libertà. (Tutte partano fuorché Tulia)
 
 SCENA II
 
 TULIA sola
 
 TULIA
 Com’è possibil mai
 che possiamo regnar noi donne unite,
 se la pace voltar ci suole il tergo
 quando siamo due donne in un albergo?
635Prevedo che non molto
 questo debba durar dominio nostro.
 Ma pria ch’ei ci fia tolto,
 vorrei un giorno solo
 assoluta regnare. Ah questa sete
640di comandar è naturale in noi
 e ogni donna ha nel capo i grilli suoi.
 
    Fra tutti gli affetti
 d’amore e di sdegno,
 l’affetto del regno
645prevale nel cuore;
 la brama d’onore
 frenar non si può.
 
    Avere soggetti
 quegl’uomini alteri,
650che soglion severi
 le donne trattar,
 diletto bramar
 maggiore non so.
 
 SCENA III
 
 Giardino delicioso alla riva del mare, il quale formando un seno nel lido offre comodo sbarco ai piccoli legni.
 
 RINALDINO, poi GIACINTINO, poi GRAZIOSINO
 
 RINALDINO
 
    Queste rose porporine,
655ch’ho raccolte pel mio bene,
 sono tute senza spine,
 come senz’amare pene
 è l’affetto ch’ho nel sen.
 
 GIACINTO
 
    Questo vago gelsomino,
660che al mio ben io reco in dono,
 candidetto com’io sono,
 semplicetto, tenerino
 s’assomiglia al mio bel cor.
 
 GRAZIOSINO
 
    Questo caro tulipano
665vuo’ donarlo alla mia bella;
 qualche cosa ancora ella
 forse un dì mi donerà.
 
 A TRE
 
    Vaghi fiori, dolci amori,
 bella mia felicità.
 
 SCENA IV
 
 Vedesi dal mare accostarsi una barca ripiena d’uomini.
 
 RINALDINO
670Osservate, compagni, ecco un naviglio
 che verso noi s’avvanza.
 Mirate sulla prora i naviganti
 volontari venir schiavi ed amanti.
 GIACINTO
 Il regno delle donne
675è circondato dalla calamita
 che l’uomo di lontan tira ed invita.
 GRAZIOSINO
 E questa calamita
 non è già una opinione
 ma ogni dona ne tien la sua porzione.
 A TRE
 
680   A terra, a terra,
 qui non vi è guerra
 ma sempre pace
 goder si può. (Dalla barca si ode un concerto d’oboè e corni da caccia, mentre approdano i naviganti e gettano il ponte per scendere)
 
 SCENA V
 
 AURORA, CINTIA e le donne, tutte armate di strali ed aste, corrono alla riva per arrestare i naviganti. Nell’uscire di dette donne s’ode dall’orchestra il suono di timpani e trombe che fa tacere il concerto della barca
 
 CINTIA
 Olà, voi che venite
685a questi del piacer lidi felici,
 dite, venite amici ovver nemici?
 FERRAMONTE
 Amici, amici siamo. (Dalla prora della barca)
 Da voi, belle, veniamo
 a domandar favori,
690a servire e goder de’ vostri amori.
 CINTIA
 Quand’è così, scendete;
 e voi donne arrestateli
 e senza discrezione imprigionateli. (Sbarcano Ferramonte e tutti gli naviganti; e frattanto si suona alternativamente nella barca e nella orchestra)
 AURORA
 (Più che s’accresce il regno,
695più in me cresce il desio di regnar sola).
 CINTIA
 (Spiacemi che fra noi
 questi bei giovinotti
 divider ci conviene.
 Se sola regnerò starò più bene).
 CORO (In cui cantano anco Giacinto e Graziosino)
 
700   Presto, presto, alla catena,
 alla nuova servitù.
 
    Non fa scorno e non dà pena
 volontaria schiavitù. (Partono tutti fuorché Rinaldino e Ferramonte)
 
 SCENA VI
 
 RINALDINO e FERRAMONTE
 
 FERRAMONTE
 Amico, vi son schiavo.
 RINALDINO
                                           E voi non siete
705fra le donne partito?
 FERRAMONTE
                                        Anzi nascosto
 quindi mi son, per non andar con loro,
 mentre la libertade è un gran tesoro.
 RINALDINO
 Questo tesor l’abbiam sagrificato
 alla legge fatal del dio bendato.
 FERRAMONTE
710Dunque voi siete quelli
 che il cuor sagrificate ai visii belli!
 Misera gioventù, misera gente,
 nata per divertirsi e non far niente!
 RINALDINO
 Impiegati noi siamo
715nell’amar, nel servir le nostre belle.
 FERRAMONTE
 Bell’impiego da eroi,
 bell’impiego davver, degno di voi!
 E non vi vergognate e non sapete
 che le donne son tutte,
720sian belle o siano brutte,
 crude tiranne e fiere,
 nostre nemiche altere,
 e che l’uomo tener vinto ed oppresso
 è il trionfo maggior del loro sesso?
 RINALDINO
725Ma non può dirsi inganno
 di donna la beltà.
 FERRAMONTE
 Anzi è una falsità
 quel volto che innamora,
 che si liscia, s’imbianca e si colora.
 RINALDINO
730E le dolci parole?
 FERRAMONTE
                                  Son lusinghe
 che scaltramente incantano;
 e le femine poi di ciò si vantano.
 RINALDINO
 E i bei vezzi! E gli amplessi?
 FERRAMONTE
 Con quei bei vezzi istessi,
735col riso accorto e scaltro
 cento soglion tradir un doppo l’altro.
 RINALDINO
 Ma il mio cor non consente
 il suo bene lasciare.
 FERRAMONTE
                                       Il vostro cuore
 orbato, affascinato,
740incantato, ammaliato,
 se a me voi baderete,
 dalla catena vil discioglierete.
 
    Quando le donne parlano,
 io lor non credo affé.
745Se piangono, se ridono,
 lo stesso è ognor per me.
 Io so che sempre fingono,
 che fede in lor non v’è.
 
 SCENA VII
 
 RINALDINO solo
 
 RINALDINO
 Ah purtroppo egli è ver! Parole e sguardi,
750che rendono gli amanti
 schiavi della beltà, son tutt’incanti.
 Ma come oh dio! ma come
 scioglier potrei dal cuore
 l’amorosa catena?
755La libertà mi sembrerebbe or pena.
 Quando un cor si compiace
 dell’amorosa face
 sì facile non è mirarla spenta,
 liberarsene affatto invan si tenta.
 
760   Nochier, che s’abbandona
 in seno al mar infido,
 quando lo brama, al lido
 sempre tornar non può.
 
    Nel pelago amoroso
765resta l’amante assorto
 né più ritrova il porto
 da dove si staccò.
 
 SCENA VIII
 
 Camera.
 
 CINTIA con spada in mano, poi GIACINTO
 
 CINTIA
 La vogliamo vedere. O regnar voglio
 o di tutte le donne è fritto il soglio.
770Aut Caesar aut nihil.
 Non mi posso veder compagni intorno
 che senza il merto mio
 vogliano comandar come fo io.
 Ecco Giacinto, o deve
775seguir il mio dissegno
 o sarà il primo a sostener mio sdegno.
 GIACINTO
 Cintia, mio amor, mio nume,
 suora di Citerea,
 mia sovrana, mia dea,
780eccomi tutto vostro.
 Vi domando perdono e a voi mi prostro.
 CINTIA
 E ben siete pentito
 d’avermi disgustato?
 GIACINTO
 Mia bellezza adorata,
785tanto pentimmi e tanto
 ch’ho lavata la colpa in mar di pianto.
 CINTIA
 Mi amate voi?
 GIACINTO
                              Vi adoro.
 CINTIA
 Siete mio?
 GIACINTO
                       Vostro sono.
 CINTIA
 Ogni errore passato io vi perdono.
 GIACINTO
790Oh cara! Oh me contento!
 Balzar il cor per il piacer mi sento.
 CINTIA
 Ditemi, come state
 di corraggio e bravura?
 GIACINTO
 La gran madre natura
795m’ha fatto l’alto onore
 di donarmi un bel volto ed un gran core.
 CINTIA
 Mi piace il paragone.
 (S’è bravo com’è bel, sarà un poltrone).
 GIACINTO
 Su, parlate, esponete,
800comandate, imponete,
 armato a’ vostri cenni il braccio mio
 svenerà, se fia d’uopo, il cieco dio.
 CINTIA
 L’impresa che a voi chiedo
 difficile non è.
 GIACINTO
                              Nulla è difficile
805a un cuor ch’è tutto facile.
 CINTIA
 Prendete questa spada.
 GIACINTO
                                             Ecco l’accetto;
 mi passerò, se lo bramate, il petto.
 CINTIA
 Or di sangue virile io non ho sete.
 Voi uccider dovete
810in questa città nostra
 cento donne e non più, per parte vostra.
 GIACINTO
 Come! Donne svenar?
 CINTIA
                                           Se voi ciò fate,
 mio sposo alfin sarete
 e meco regnerete; e quando mai
815ricusaste obbedir il mio precetto,
 vi passerò con questa spada il petto.
 GIACINTO
 Eh signora, signora,
 per dirla, non vorrei morire ancora.
 CINTIA
 Dunque che risolvete?
 GIACINTO
820Ci penserò.
 CINTIA
                        Dovete
 risolver tosto. O delle donne il sangue
 o rimaner per le mie mani esangue.
 GIACINTO
 Più tosto che morire,
 con pena io vi rispondo,
825tutte le donne ammazzerò del mondo.
 CINTIA
 Badate non tradir.
 GIACINTO
                                     Ve n’assicuro.
 CINTIA
 Giurate.
 GIACINTO
                   Sulla mia beltà lo giuro.
 CINTIA
 Se sarete fedele,
 se voi m’obbedirete,
830credete a me, non ve ne pentirete.
 
    Che cosa son le donne,
 più o meno, già si sa.
 Ma un certo non so che
 mi par d’aver in me
835che più vi piacerà
 e questa è la mia fede,
 la mia sincerità.
 
    La grazia e la bellezza
 si puol equiparar
840ma quel che più s’apprezza,
 che stentasi a trovar,
 è un cuore, come il mio,
 che fingere non sa.
 
 SCENA IX
 
 GIACINTO, poi AURORA
 
 GIACINTO
 Esser dovrò crudele,
845per piacere al mio ben? Sì sì, si faccia,
 si svenino, si uccideno
 queste nemiche femine.
 Ma piano per mia fé;
 se uccidessero poi le donne me?
850Vorrei e non vorrei;
 sono fra il sì ed il no.
 Penserò, studierò, risolverò.
 AURORA
 (Come? Giacinto armato?)
 GIACINTO
 (Ecco la prima a cui
855dovrò ferir il seno,
 ah! che se la rimiro io vengo meno).
 AURORA
 (Parla fra sé. Pavento
 di qualche tradimento).
 GIACINTO
 (Orsù, vi vuol coraggio;
860con un colpo improviso
 l’ucciderò senza mirarla in viso).
 AURORA
 Giacinto.
 GIACINTO
                    (Ah bella voce!)
 AURORA
 Che fate voi?
 GIACINTO
                           Non so.
 AURORA
 Mi volete svenar?
 GIACINTO
                                   Signora no.
 AURORA
865Che fate di quel brando?
 GIACINTO
 Son un novello immitator d’Orlando.
 AURORA
 Datelo a me.
 GIACINTO
                          Non posso.
 AURORA
                                                E perché mai?
 GIACINTO
 Perché... Nol posso dir... perché giurai.
 AURORA
 Ah crudele, ah spietato,
870ah sconoscente, ingrato!
 Vi conosco, v’intendo.
 Forse di Cintia per gradir l’affetto
 mi volete cacciar la spada in petto.
 GIACINTO
 Oh dio!
 AURORA
                  Via traditore,
875se avete tanto core,
 trafigetemi pure; eccovi il seno.
 GIACINTO
 Ahi che non posso più; già vengo meno. (Gli cade la spada di mano)
 AURORA
 Or questa spada è mia. (La prende)
 GIACINTO
 Pietà, cortesia.
 AURORA
880Cosa meritereste!
 GIACINTO
 Chiedo la vita in dono.
 AURORA
 Caro il mio Giacintino, io vi perdono.
 Basta sol che mi dite
 chi vi diè questa spada ed a qual fine.
 GIACINTO
885Nol posso dire.
 AURORA
                              Ingrato!
 Io vi dono la vita
 e un leggiero favor voi mi negate?
 Voi volete che io mora.
 GIACINTO
                                            Ah no, fermate.
 Tutto, tutto dirò; Cintia volea...
 AURORA
890Basta così; la rea
 Cintia sola sarà, voi tutto amore
 siete bello di volto e bel di core.
 GIACINTO
 Ah non merto da voi
 della vostra bontà sì belli effetti.
895Io son mortificato.
 Sono... Non so che dir. Son incantato.
 
    Al bello delle femine
 ressistere chi può?
 Io non lo posso no.
900Mi sento il sangue movere;
 mi sento il core struggere;
 mi si conquassa il solido;
 mi bolle tutto l’umido,
 ressistere non so.
 
905   Le tigri barbare,
 gl’orsi fierissimi
 si arrenderebbero
 quando vedessero
 quel volto amabile
910che senza strepito
 mi disarmò.
 
 SCENA X
 
 AURORA, poi GRAZIOSINO
 
 AURORA
 Dunque Cintia garbata,
 superba, indiavolata,
 per desio di regnar volea bel bello
915delle misere donne far macello;
 l’invidia, l’ambizione e l’avarizia
 faran precipitare il nostro regno;
 e abbiam per sostenerlo poco ingegno.
 Ma, giacch’ella volea
920questa spada mirar nel seno mio,
 voglio provar anch’io di far lo stesso.
 La vendetta è commune al nostro sesso.
 Ecco il mio Graziosino;
 ei che m’ama davvero
925sarà l’essecutor del mio pensiero.
 GRAZIOSINO
 Ma io, Aurora cara,
 ma io non posso più; se spesso spesso
 io non vi vederò,
 credetemi, davvero io crepperò.
 AURORA
930Eh Graziosino mio, siamo traditi.
 Vedete questa spada?
 GRAZIOSINO
                                           Sì, la vedo. (Con timore)
 AURORA
 Questa spada dovea passarmi il petto
 ma il ciel benigno e pio
 serbato ha il viver mio da tal disgrazia.
 GRAZIOSINO
935Signora mia, con vostra buona grazia. (In atto di partire)
 AURORA
 Come! Voi mi lasciate?
 GRAZIOSINO
 Vi dirò; perdonate.
 Allorch’io sento favellar di morte,
 il cuor mi batte in seno forte forte.
 AURORA
940Ah misera ch’io sono!
 Amo un ingrato che per me non sente
 né timor né pietà. Cintia ha trovato
 chi volea secondar il suo dissegno;
 ed io di giusto sdegno
945accesa vanamente e invendicata
 rimanere dovrò; son disperata.
 GRAZIOSINO
 Ma cosa dovrei far?
 AURORA
                                       Con questa spada
 passar a Cintia il petto.
 GRAZIOSINO
 E non altro?
 AURORA
                          Non altro.
950Alfin non è gran cosa,
 per un uomo, ammazzar femina imbelle.
 GRAZIOSINO
 Queste, lo dico anch’io, son bagatelle.
 AURORA
 Dunque avete risolto?
 GRAZIOSINO
                                           Non lo so.
 AURORA
 Risolvere convien.
 GRAZIOSINO
                                    Risolverò.
 AURORA
955Perché non accettate
 questo impegno a drittura?
 GRAZIOSINO
 Perché, a dirla, ho un pochino di paura.
 AURORA
 Paura d’una donna?
 GRAZIOSINO
                                        L’ho provata;
 e so cos’è la femina arrabiata.
 AURORA
960Dunque, se non volete,
 pazienza vi vorrà. Cercar dovrò
 uno che non mi sapia dir di no.
 GRAZIOSINO
 Cara, venite qui.
 Anch’io dirò di sì.
 AURORA
965Ma lo farete poi?
 GRAZIOSINO
 Tutto farò quel che volete voi.
 AURORA
 Tenete questa spada.
 GRAZIOSINO
                                         Sì, la tengo.
 AURORA
 E quando Cintia viene...
 GRAZIOSINO
                                               E quando viene?
 AURORA
 Cacciargliela nel seno...
 GRAZIOSINO
                                             Bene, bene.
 AURORA
970Lo farete?
 GRAZIOSINO
                      Il farò.
 AURORA
 E poi m’ingannerete.
 GRAZIOSINO
                                          Gnora no.
 AURORA
 Averete corragio?
 GRAZIOSINO
                                   Come un Marte.
 AURORA
 Caro il mio Graziosino,
 voi sarete il mio Marte.
 GRAZIOSINO
                                             Anzi Martino.
 AURORA
 
975   Quando vien la mia nemica
 dite tosto: «Ah! Che t’uccido».
 Così fece il dio Cupido
 che per voi mi ferì il cor.
 
    Se pietà per lei provate
980ramentate l’amor mio;
 e pensate che son io
 che vi desta in sen furor.
 
 SCENA XI
 
 GRAZIOSINO solo
 
 GRAZIOSINO
 Son in un bell’imbroglio;
 non so cosa mi far. Se vil mi rendo,
985la mia diletta offendo;
 e se mostro bravura
 la mia poltroneria scopro a drittura.
 Ma qui vi vuol coraggio.
 Finalmente una donna
990non mi può far timore.
 Graziosin, ora è tempo, animo e core.
 
    Son di coraggio armato,
 tutto son furibondo
 e venga tutto il mondo,
995ch’io lo trafiggerò.
 Ma se la donna bella
 pietosa mi favella?
 Io non l’ascolterò.
 
    E s’ella mi minaccia?
1000Timore non avrò.
 E se mi dà in la faccia?
 Allor me n’anderò.
 Io mostrerò bravura
 sintanto che potrò.
1005Ma quando avrò paura,
 allora fugirò.
 
 SCENA XII
 
 CINTIA e GIACINTO, poi AURORA e GRAZIOSINO
 
 CINTIA
 Dov’è, dov’è la spada?
 GIACINTO
 Signora, per pietà...
 CINTIA
                                       Perfido, indegno,
 proverete il mio sdegno.
 GIACINTO
                                               Sì, uccidetemi;
1010morirò, se la morte mia bramate.
 Ma a me crudeltà non comandate.
 CINTIA
 Dov’è la spada mia?
 GIACINTO
 Io l’ho gettata via.
 CINTIA
                                    Per qual ragione?
 GIACINTO
 Perché mi fan le done compassione.
 CINTIA
 
1015   È questa la promessa
 che voi faceste a me?
 
 GIACINTO
 
    Questo mio cor professa
 a voi costanza e fé.
 
 CINTIA
 
    Ma dov’è la mia spada?
 
 GIACINTO
 
1020Ahi che crudel comando.
 
 CINTIA
 
 Andate ch’io vi mando
 ma ben di tutto cor. (Escono di lontano Aurora e Graziosino con la spada in mano)
 
 AURORA
 
    Ecco la mia nemica.
 
 GRAZIOSINO
 
 (Son qui pien di valor).
 
 AURORA
 
1025Non fate che più il dica.
 
 GRAZIOSINO
 
 (Ah! Che mi trema il cor).
 
 CINTIA
 
    Mendace.
 
 GIACINTO
 
                        Fermate.
 
 AURORA
 
 (Via, presto). (A Graziosino)
 
 GRAZIOSINO
 
                             (Aspettate). (Ad Aurora)
 
 CINTIA
 
 Ciarlone.
 
 GIACINTO
 
                    Pietà.
 
 AURORA
 
1030Poltrone.
 
 GRAZIOSINO
 
                    Son qua.
 
 A QUATTRO
 
    Mi sento nel petto
 dispetto e furor.
 
 AURORA
 
    Feritela. (A Graziosino)
 
 GRAZIOSINO
 
                       Ah! (Tira un colpo a Cintia)
 
 GIACINTO
 
 Fermatevi. (A Graziosino)
 
 GRAZIOSINO
 
                         Ah! (Tira un altro colpo)
 
 CINTIA
 
1035Giacinto, pietà.
 
 GIACINTO
 
    Qual sdegno, qual ira,
 qual furia v’inspira?
 
 CINTIA
 
 Che cosa ho fatt’io?
 
 AURORA
 
 Feritela.
 
 GRAZIOSINO
 
                   Ah!
 
 GIACINTO
 
1040Fermatevi.
 
 GRAZIOSINO
 
                        Ah!
 
 CINTIA
 
    Tu sei un’indegna.
 
 AURORA
 
 Sei tu maledetta.
 
 A DUE
 
 Vendetta, vendetta
 vuo’ contro di te.
 
 AURORA
 
1045Feritela.
 
 GRAZIOSINO
 
                   Ah!
 
 GIACINTO
 
 Fermatevi.
 
 GRAZIOSINO
 
                        Ah!
 
 CINTIA
 
 Ah perfido!
 
 GRAZIOSINO
 
                         Ah!
 
 AURORA
 
    A tempo migliore
 vendetta farò.
 
 A QUATTRO
 
1050   Fermate, sentite.
 Frenarmi non so.
 
    Vendetta, vendetta,
 vendetta farò.
 
 Fine dell’atto secondo